LEER EN ESPAÑOL

PET
(polietilentereftalato): si usa per le botiglie delle bevande, i tupperware e gli
imballaggi delle medicine.
HDPE
(polietilene ad alta densità): si usa come confezione del latte, del detersivo e per la fabbricazione di giocattoli. Apprezzato per la sua durezza e rigidità,
maggiore di quella del polietilene a bassa densità.
LDPE
(polietilene a bassa densità): questo materiale morbido ed elastico, a seconda
del suo spessore, si usa per la fabbricazione di giocattoli, imballaggio di
prodotti alimentari ghiacciati ed isolante di cavi elettrici.
PVC (cloruro
di polivinile): Molto apprezzato per il suo basso costo e le sue diverse forme
fisiche: rigido o flessibile, opaco o trasparente. Il suo uso va dalle
tubazioni, pompe e calze fino alla fabbricazione di cuoio sintetico.
PP
(polipropilene): grazie alla sua resistenza e alla sua capacità di estensione, è
usato per i sacchetti, imballaggio del cibo e film trasparente.
Fino a qui, sembra
che tutto sia vantaggioso, ma questo elenco ci da un’idea della grandissima
quantità di plastica che c’è intorno a noi, e che viene usata in maniera
eccessiva. Gli svantaggi nell’uso della plastica appaiono già nella sua fabbricazione,
che necessita di tanta acqua inquinata dai prodotti chimici usati, e anche nell’abbandono della plastica nell’ambiente.
Ogni
materiale destinato all’imbalaggio deve essere resistente e duraturo, e quindi
non sarà facilmente biodegradabile e sarà difficile da smaltire naturalmente.
Si calcola che servono 450 anni per decomporre i residui della plastica. Da un
altro lato, la combustione della plastica è pericolosa, perché libera nell’ambiente
gas tossici.
Dal 1990, il
riciclo della plastica è aumentato considerevolmente, ma resta sempre molto
indietro se comparato con quello della carta. Si stima che delle 33,6 milioni
di tonnellate di plastica generate nel 2008 negli Stati Uniti, solo l'1% è stato riciclato mentre il 7,7% è stato bruciato per produrre dell’energia, e il restante 91,3% conferito in discarica.
Oltre il
riciclaggio, la discarica e la combustione della plastica, la natura ci da
prova della sua saggezza: un gruppo di studenti dell’università di Yale,
durante una spedizione in Amazzonia, ha scoperto un fungo, il Pestalotiopis
microspora, che può consumare la plastica, e può farlo in ambienti senza
ossigeno, una delle condizioni che troviamo nel fondo delle discariche. Si sta
ricercando come sfruttare la capacità di questo fungo, per applicazioni su più
larga scala, a livello di riciclaggio industriale.
Vediamo due
esempi di persone che hanno trovato una maniera originale per riusare i rifiuti
plastici. Il primo è quello di una persona che raccoglie plastica trovata in
spiaggia, per fare scarpe
Altri fanno dei rifiuti il
loro modo di vita, come questo architetto che costruisce case con plastica, in zone povere che hanno sofferto le conseguenze di un disastro naturale