venerdì 14 novembre 2014

Riciclare il calore si può - COOL TO REUSE

Può sembrare un idea di riciclo un po' strana e forse poco utile quella di cui vi parliamo questa volta ma se considerate che il consumo energetico mondiale dei mega data-center delle grandi aziende che ci forniscono i servizi internet (Google e Facebook in testa) si aggira a circa l'uno per cento del consumo totale di energia elettrica forse questa idea non è così ininfluente sul risparmio energetico.

Anche un semplice computer emette un vero e proprio getto di calore, provate ad immaginare la quantità che viene invece prodotta dai server connessi ventiquattrore su ventiquattro in tutto il mondo. E se si potesse recuperare tale calore per riutilizzarlo? L'idea è del prof. Paul Benoit, che ha messo a punto un sistema di riscaldamento che fornisce riscaldamento gratuito ed efficiente per le case e le attività commerciali.

Benoit ha ideato un radiatore elettrico chiamato Q.Rad, collegato a processori ad alte prestazioni. Questi ultimi sono equiparabili a dei PC senza schermo, connessi a internet tramite fibra ottica.

L'idea era quella di sostituire le resistenze del riscaldamento autonomo con i processori per computer, connessi a Internet, in grado di generare calore senza produrre alcun rumore. E senza costi aggiuntivi.

Per gli utenti, il principio è molto semplice: un termostato, regolabile anche a distanza tramite smartphone, consente di selezionare la temperatura desiderata prelevando il calore desiderato. Una stanza più riscaldata richiede più capacità di calcolo dei processori. Ed è ciò su cui si è basato Benoit.

Questi radiatori digitali sono stati progettati per lavorare sfruttando i data center, dove delle macchine enormi processano dati, permettendoci, più o meno consapevolmente, di aprire tante finestre su Internet contemporaneamente, o inviare un tweet. Tutto ciò richiede ogni volta l'utilizzo di calcoli informatici molto complessi. Proprio per questo i data center emettono una grande quantità di calore. Solo per fare un esempio: i “calcoli” necessari per la realizzazione di un film in 3D possono riscaldare diverse migliaia di persone per un anno.

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A questo proposito in un altro articolo leggiamo che un comunissimo iPhone, utilizzato "nella media", in un anno consuma più del frigo di casa. Oggi quasi tutti (nei paesi occidentali) posseggono uno smartphone dal quale non si separerebbero mai, e anche nei paesi poveri e in via di sviluppo questo strumento si sta rivelando utilissimo per migliorare la qualità della vita delle persone. Tutto ciò non fa presagire certo ad una diminuzione dei consumi globali di elettricità, ma sistemi tecnologici come quello proposto sopra almeno ridurrebbero considerevolmente gli sprechi energetici legati a questa tecnologia. Se poi tutte le aziende che operano nel settore spostassero i loro consumi energetici verso fonti rinnovabili questo sarebbe un passo avanti per combattere il riscaldamento del pianeta.